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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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I doveri, II, 20
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originale
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[20] At vero interitus exercituum, ut proxime trium, saepe multorum clades imperatorum, ut nuper summi et singularis viri, invidiae praeterea multitudinis atque ob eas bene meritorum saepe civium expulsiones, calamitates, fugae, rursusque secundae res, honores, imperia, victoriae, quamquam fortuita sunt, tamen sine hominum opibus et studiis neutram in partem effici possunt. Hoc igitur cognito dicendum est, quonam modo hominum studia ad utilitates nostras allicere atque excitare possimus. Quae si longior fuerit oratio cum magnitudine utilitatis comparetur; ita fortasse etiam brevior videbitur.
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traduzione
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20. Ma tutti questi accidenti sono - come ho detto - piuttosto rari. Ma stragi di eserciti - come recentemente di tre - frequenti uccisioni di generali, come poco fa di quel sommo ed eccezionale uomo, inoltre l'odiosit? della folla e a causa di ci? le frequenti espulsioni di cittadini meritevoli, le disgrazie, le fughe e, d'altra parte, gli avvenimenti favorevoli, le cariche civili, i comandi militari, le vittorie, benche siano fortuite, tuttavia non possono accadere n? in un, caso n? nell 'altro senza i mezzi e le intenzioni degli uomini. Assodato questo si deve dire in qual modo possiamo risvegliare e attrarre gli interessi degli uomini verso il nostro utile. Se il discorso sar? troppo lungo, lo si confronti con la grandezza dell'utile; cos?, forse, parr? anche troppo breve.
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